Migliaia di anni fa un gruppetto di marinai greci approdò alle basse rive che chiudono il golfo di Salerno, e fondò un colonia destinata a diventare una delle più straordinarie città della Magna Grecia, Poseidonia (sec. VI a. C.). La città divenne in seguito una ricchissima colonia romana, con il nome di Paestum. Dopo una rapida decadenza a partire dal Medioevo, il luogo risorse dall’oblio solo nel ‘700, quando iniziarono le prime campagne di scavo. La Paestum messa in luce dagli archeologi Ú un luogo affascinante, non solo per la magnifica posizione naturale, ai margini della costa del Cilento, ma per la ricchezza e varietà dei suoi edifici pubblici, dei suo templi in stile dorico e delle sue tombe, che raccolgono il meglio dell’arte greca e romana della sua lunga storia. La città era cinta da una doppia cortina di mura, che racchiudevano un complesso intreccio di costruzioni tra cui spiccavano i grandi edifici sacri, come il santuario di Hera, di cui rimangono la grandiosa struttura della basilica, circondata di colonne e risalente al sec. VI a. C., e il cosiddetto tempio di Nettuno, perfettamente conservato, in cui la severità dello stile dorico riflette quella del tempio di Zeus a Olimpia. Nella necropoli greca di Poseidonia Ú stata scoperta una tomba con le pareti decorate da lastre di pietra dipinte: Ú la celebre e bellissima Tomba del Tuffatore, un capolavoro dell’arte greca del V sec. a. C., conservata nel vicino Museo nazionale.
Questa incantevole cittadina nacque in tempi molto lontani, in pieno Medioevo, su di uno sperone montuoso proteso verso il mare, tra le valli del Dragone e del Reginna, sopra Amalfi. Ancora oggi, tra le splendide ville e i meravigliosi giardini costruiti nei secoli scorsi, spiccano i gioielli dell’architettura arabo-sicula con cui venne costruita la città nel sec. XII: uno stile elegante, fiorito, con tratti orientali, che Ú possibile ammirare nella bellissima chiesa di S. Maria a Gradillo o nel complesso di villa Rufolo (sec. XIII), in cui si trova uno stupendo giardino di piante esotiche che affascinò il musicista Richard Wagner, e che da allora viene chiamato Giardino di Klingsor. Bello Ú il duomo di S. Pantaleone, del sec. XI, ma rifatto nel ‘700; conserva un pregevole pergamo in marmo di Niccolò di Bartolomeo da Foggia, ma soprattutto il sangue del santo, che si liquefa nella ricorrenza del martirio.
In questo scenario naturale così ricco di preziose testimonianze storiche si Ú sviluppato un turismo di élite che ha visto tra i suoi protagonisti anche la grande e misteriosa diva Greta Garbo.
à la più antica Repubblica marinara d’Italia, una città affascinante e fiera che col passare dei secoli Ú diventata una delle più celebri mete turistiche d’Europa. Amalfi Ú nata allo sbocco di una piccola valle, con le case disposte a gradinate sul pendio della conca, di fronte al mare; tra le facciate bianche degli antichi edifici, come il nobile ex convento dei Cappuccini (fondato nel 1212), spuntano i giardini fioriti e profumati di aranci, e su tutto domina la cupola, ricoperta di coloratissime maioliche, del suo splendido duomo. Ogni anno, la nobile tradizione marinara dell’antica Repubblica rivive nella tradizionale Regata storica tenuta, a turno, dalle quattro Repubbliche marinare (Amalfi, Genova, Pisa e Venezia).
Quando si percorre la Costiera Amalfitana, il colpo d’occhio offerto da questo famosissimo borgo di pescatori Ú uno dei più suggestivi: una manciata di case bianchissime che scendono verso il mare in una insenatura un po’ nascosta, tra agrumeti e ulivi. L’architettura di Positano spicca per la sua semplicità e bellezza: le case sono cubiche, coperte da una bassa volta circolare, spesso aperte verso il mare da un piccolo portico. Da anni il paese, un tempo noto per i suoi abili marinai, Ú un centro turistico elegante ed esclusivo: nelle sue viuzze a gradoni si susseguono decine di piccoli ritrovi, e i negozi artigianali vendono abiti coloratissimi e pieni di fantasia.
Importante centro turistico sulla costa settentrionale della Penisola Sorrentina. Il nome di questa bella città evoca una delle più misteriose e affascinanti invenzioni della mitologia classica, le Sirene: secondo le leggende, l’antica Surrentum nacque in un luogo sacro al culto di queste capricciose creature.
L’insediamento originario della città , se si escludono alcune sporadiche tracce preistoriche, risale all’età romana, e ancora oggi le vie Tasso, Fuoro e S. Cesareo riflettono il tracciato stradale dell’antico municipio romano. La bellezza del luogo (Sorrento Ú nata su di una pianura tufacea dei monti Lattari, a strapiombo sul mare) e il clima mite hanno fatto della città una delle più importanti mete turistiche della regione, forse un po’ alterata da una pressione edilizia che si Ú molto accresciuta nel tempo. Nel centro, tra i palazzi del ‘700 e i negozi che espongono i bei lavori di legno intarsiato tipici dell’artigianato cittadino, spicca un interessante edificio civile di età angioina, il Sedile Dominova (sec. XV).
Piccola città in provincia di Napoli, nella Pianura Circumvesuviana, alla destra del basso corso del fiume Sarno. L’antico centro romano, di cui restano straordinarie vestigia, fu distrutto nel I secolo da un’eruzione del Vesuvio: dobbiamo a Plinio il Giovane la descrizione della catastrofe.
In una luminosa giornata d’inverno del 62 d.C., sotto il regno di Nerone, tutta la regione dei Campi Flegrei fu sconvolta da un disastroso terremoto. Diciassette anni dopo, nel 79 d.C., Pompei venne sorpresa da una violenta eruzione del Vesuvio: fu una pioggia di massi incandescenti che si riversarono sulle vie, sulle piazze, sui negozi e sulle case della città . Poi piovvero frammenti di pietra pomice, che coprirono il suolo per un’altezza di tre metri, seguiti da una nevicata di cenere così delicata e leggera che persino le uova e il pesce sulla tavola di una delle case della città si conservarono intatti. Solo alla fine del Settecento gli scavi hanno riportato alla luce il reticolo della cittadina e i suoi edifici: un complesso monumentale che, insieme a quello di Ercolano, costituisce un patrimonio archeologico di importanza straordinaria sia per il suo valore di documento storico sia per la sua eccezionale forza evocatrice.
Questo rinomatissimo sito archeologico si trova a una decina di chilometri da Napoli, sulle pendici occidentali del vulcano Vesuvio e poco lontano dalle acque del Tirreno. La moderna cittadina campana che accoglie i turisti al loro arrivo Ú un attivo centro agricolo e di piccole industrie; fino al 1969 si chiamava Resina, nome che Ú rimasto a indicare il suo vivace mercatino di antiquariato.
L’antica Ercolano, che la leggenda vuole sia stata fondata da Ercole, nasce come insediamento greco. Nel VI secolo a.C. cadde sotto l’influenza di Napoli e Cuma, e poi dei Sanniti; divenne infine un’elegante località di soggiorno per i patrizi romani. Nel 62 d.C. un potente terremoto danneggiò numerosi edifici e diciassette anni più tardi (79 d.C.) una spaventosa eruzione del Vesuvio seppellì ogni cosa, consacrando per sempre quegli attimi alla memoria dei posteri.
Gli scavi archeologici, iniziati clandestinamente nel primo Settecento, furono ufficializzati nel 1738; interrotti varie volte, vennero ripresi sistematicamente nel 1927. Essi offrono al visitatore l’affascinante bellezza delle case private e delle ville signorili, alcune delle quali conservano anche resti di mobilio carbonizzati. Tra le più belle, la Casa Sannitica, quella del Tramezzo di legno, la Casa dei Cervi e quella dell’Atrio a mosaico, scenograficamente costruite sui bastioni che limitavano la città verso il mare.
In una terra di leggende come la Campania, anche le origini di Napoli vengono legate al mito. Quello di Ulisse, capace di resistere ai canti delle sirene a tal punto che una di loro, Partenope, si sarebbe lasciata morire proprio qui a causa di ciò. E greche sono le origini accertate dell’antica Palaepolis, mentre dalla vicina Cuma provenivano i fondatori di Neapolis, che per tutta l’età romana e paleocristiana non brillò per importanza a causa della vicina Pozzuoli. Fu quando i normanni vi fondarono castel dell’Ovo che Napoli cominciò a crescere; in tale direzione la guidarono poi tutti i suoi signori: dai d’Angiò agli Aragonesi, dai governatori spagnoli agli Austriaci, dai Borbone ai Francesi. Fino ai Savoia, con i quali entrò nel Regno sabaudo divenendo la più popolosa città dell’Italia del tempo. La storia del ‘900 ha visto l’esplodere dei problemi demografici legati al sovrappopolamento e alla mancanza di lavoro, le distruzioni della seconda guerra mondiale e la ricostruzione dissennata, cui si Ú cominciato a porre rimedio.
à lo stesso impianto ortogonale del centro storico di Napoli uno dei monumenti della città . Questa lo ha sempre rispettato, sostituendovi le costruzioni di epoca greca e romana (sono spesso nascoste nei sotterranei) con palazzi e chiese che documentano tutte le correnti artistiche italiane. Dal gotico dei d’Angiò al rinascimento degli Aragonesi, fino all’epoca d’oro per eccellenza di Napoli, costituita dal barocco e dal rococò. Impossibile dire quale chiesa esprima meglio questo estro naturale di sposare marmi, stucchi e dipinti. Certo Ú, comunque, che veramente insuperabili sono la certosa di S. Martino come il chiostro di S. Chiara, la cappella del Tesoro di S. Gennaro come S. Gregorio Armeno. E, a ben vedere, arte Ú anche la straordinaria successione di viste regalata da una posizione geografica con pochi uguali al mondo. Da Spaccanapoli a Marechiaro, sono tantissimi i punti panoramici per eccellenza, splendidi sebbene forte e selvaggia sia stata l’espansione edilizia del secondo dopoguerra.